Livia Selli è un’interior flower designer che lavora prevalentemente nel settore delle hotellerie di lusso. In continuo movimento tra Roma, Parigi e Tokyo delinea il suo stile in un mix and match tra occidente e oriente. Affascinata dalla cultura estetica giapponese ne esplora i principi filosofici più profondi: la ricerca di armonia, il concetto di vuoto come potenziale creativo e la simmetria per conferire ritmo, movimento e leggerezza diventano la sua firma stilistica.
Raccontaci di te: come è iniziata la tua avventura nel mondo del flower?
Credo sia iniziata quando ero ancora una bambina. Restavo ore ad ammirare mia nonna mentre coglieva fiori nel suo giardino di campagna e realizzava magnifiche composizioni di Ikebana. Fu una delle prime in Italia a praticare quest’arte antica, trasmettendomi la sua passione per il Giappone e insegnandomi a cogliere l’essenza estetica della natura.
Nel tuo lavoro il fiore non è più solo un elemento decorativo ma estetico-emozionale, funzionale a valorizzare lo spazio nella sua unicità. Puoi raccontarci in che modo la ricerca di un dialogo formale e materico con lo spazio guida il tuo processo creativo?
In Oriente si dice “sentire con gli occhi” , credo sia questo il segreto. La bellezza e la sua costante ricerca nella natura e nella vita di tutti i giorni, mi ha sempre emozionata e ispirata. Ciò che è effimero ci rende consapevoli che il tempo passa e dobbiamo essere grati di ciò che possiamo ammirare e amare, perché rende speciale quell’istante, quel luogo o quello spazio. Il dialogo con la materia, la forma, la luce parte sempre prima da noi stessi, per poi trasformarsi in qualcosa di creativo e unico.
Arte e “fioristica” sono profondamente connessi nel tuo lavoro, ci sono particolari influenze o i riferimenti “interdisciplinari” che senti vicini e che ispirano le tue creazioni?
Sicuramente la “moda”, tanti anni in questo settore mi ha aiutato ad affinare il mio senso estetico, sviluppare una certa attenzione per i dettagli ed acquisire un linguaggio creativo traversale, dove scienza e arte, design e architettura, ma anche la musica e la poesia, sono una costante fonte di ispirazione.
Ci racconti il tuo progetto Upcycling?
Credo fermamente che ognuno di noi possa contribuire nella tutela del nostro bellissimo pianeta. Pensare in modo ecosostenibile è un grande potenziale creativo anche per un flower designer. Da anni porto avanti il mio progetto di recupero dei fiori per un upcycling e un nuovo concetto di estetica contemporanea. I fiori non si gettano più appena appassiscono, ma si cerca di scoprire quale forma organica possa ancora raccontarci una storia e regalarci emozioni. Perduti i petali, un minimalismo materico di rara bellezza si svelerà a noi.
Che consiglio daresti a chi si approccia oggi a questo settore?
Se dopo pochi secondi che tenete in mano un fiore, sentite le farfalle nello stomaco, questa è la vostra strada. Siate curiosi, studiate, sperimentate e sviluppate un vostro stile, in cui le persone possano ritrovarsi e condividere con voi la passione per i fiori e la natura.